martedì 3 gennaio 2017

Divulgare la scienza e confrontarsi con gli incompetenti

Il caso del Prof. Burioni sui vaccini tocca un aspetto cruciale della comunicazione col grande pubblico.


Il Prof. Roberto Burioni è un virologo, spesso in prima linea contro la tesi sempre più diffusa che vede nelle vaccinazioni un pericolo per la salute. In questi ultimi giorni ha fatto discutere in rete un commento da lui postato sul suo profilo Facebook, e che allego qua sotto.



L'esternazione, chiamiamola così, è stata causata dal continuo dover controbattere, sul tema dei vaccini, ad affermazioni strampalate e prive di fondamento da parte di gente sostanzialmente incompetente sull'argomento (e chi non lo è, a parte gli addetti ai lavori?) esternate però con l'arroganza tipica degli incompetenti convinti di sapere. Niente di nuovo sotto il sole, succede su qualunque argomento di tipo scientifico quando questo in qualche modo incrocia il vissuto quotidiano, dagli esperimenti del Cern guardati con sospetto alla genetica, le biotecnologie fino - ovviamente - alla medicina. 

Il pubblico della rete si è diviso nei confronti del post di Burioni. Da un lato chi ha completamente condiviso la sua posizione, perché in tema di vaccini il parere di un virologo che da trent'anni si dedica a questa materia non può essere equiparato a quello di chi nella vita fa tutt'altro e si è informato su fonti di dubbia credibilità. Dall'altro chi ha trovato nella stizzita replica di Burioni la supponenza del cattedratico, il "io so' io e voi non siete un cazzo" del Marchese del Grillo.

Al di là delle posizioni partigiane, il fatto ripropone però la questione di come fare una corretta e allo stesso tempo efficace divulgazione/informazione su temi scientifici che in qualche modo coinvolgono il grande pubblico, in particolare quando questi impattano contro convinzioni errate o preconcetti diffusi.

Premetto che sono completamente d'accordo col Prof. Burioni nel merito della questione, e capisco benissimo il suo sfogo. Nel mio piccolo, (piccolissimo!) mi capita di avere discussioni (di fisica, è la mia materia) con gente che confonde forza con potenza (è sufficiente per essere bocciati in tronco all'esame di fisica 1) e tuttavia pretende di dire la sua sulla ricerca di frontiera. Gente che usa internet (invece che l'araldo, come la coerenza vorrebbe), per scrivere che la ricerca scientifica e la moderna tecnologia non hanno portato a niente di utile. 

Capisco quindi come si deve sentire Burioni a cercare di dialogare con questa gente, che sebbene priva di qualunque competenza sciorina numeri e statistiche dei quali non comprende il significato. Capisco cosa può provare nel resistere alla tentazione di mandarli direttamente affanculo senza passare dal via. Deve sentirsi come un elettricista che nella vita realizza impianti elettrici e ogni tanto prende anche la scossa, di fronte a gente che gli dice che l'elettromagnetismo è un balla messa in giro dai poteri forti. Giustamente, dice Burioni, la scienza non è democratica, nel senso che le opinioni valgono zero di fronte ai fatti. Giustamente, dice Burioni, la competenza su queste materie specialistiche (e la scienza oggi è tutta specialistica) non si improvvisa. Non si tratta di spocchia e supponenza, ma di semplice buon senso.

Però il punto non è il merito della questione, ma il modo. Perché alla fine lo scopo di Burioni, come di tutti quelli che si cimentano nell'arduo compito di informare e divulgare in fatto di scienza, è quello di essere recepiti. Non solo recepiti, ma recepiti il più possibile! E da questo punto di vista penso che l'esternazione di Burioni sia stato un autogol, e personalmente la cosa mi dispiace molto.

E' stato un autogol perché, sebbene quello che egli abbia detto sia sacrosanto, a nessuno, neanche a chi ha letto sull'almanacco di Paperopoli che i vaccini fanno male e questo è stato sufficiente a convincerlo, piace sentirsi dare dell'ignorante. Lo è, beninteso, ma dirglielo apertamente e senza mezzi termini non è produttivo per essere recepiti dal grande pubblico, soprattutto se il tema è scottante (e importante) come quello delle vaccinazioni.

Mi rendo conto che certe volte scappa. Di fronte a certa gente, a certi commenti, a volte è difficilissimo e bisogna inspirare con calma e contare fino a dieci. Io stesso, su Facebook o in questo blog  certe volte non resisto, e mi diverto a prendere per i fondelli gli estremisti di ogni teoria, gli imam che ci spiegano perché la terra non ruota, i tuttologi che scoprono che la tessera sanitaria cela indecifrabili misteri, gli sciachimisti di Ferrara che si stupiscono di fronte a una giornata di nebbia, o quelli che siamo tutti quantici e vibriamo positivi.

Però bisogna pensare che, quando si fa divulgazione, ci si rivolge non alle bocce perse, non allo sciachimista convinto, al terrapiattista (esistono anche questi adesso!), o all'Eleonora Brigliadori di turno, ma a quel pubblico (vastissimo) silenzioso ma interessato, che magari ha anche captato teorie strampalate, ma è comunque voglioso di capire. Di fronte a questo pubblico non farli sentire "ignoranti" paga sempre se si vuol essere ascoltati. Su Facebook, in rete come in una conferenza pubblica, il relatore scostante, se non addirittura arrogante, che elargisce conoscenza, è sempre perdente. E poi se di fronte a un'obiezione strampalata il relatore reagisce in modo scomposto (anche se provocato) il pubblico sceglie immediatamente la controparte. Anche se la controparte è un idiota che sostiene che non si muore più di vaiolo perché adesso ci si lava più spesso le mani.

E quindi penso che Burioni avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato senza scrivere niente di radicalmente diverso da quello che ha scritto, ma togliendo soltanto qualche parola francamente di troppo, e aggiungendone altre qua e là, per spiegare che il suo intento non è quello di impartire conoscenza, ma di condividere (parola magica che piace a tutti, soprattutto a un genitore che è in dubbio se vaccinare suo figlio!)  le sue conoscenze nel settore, maturate in 30 anni di esperienza.  Lo so, sembra ridicolo dover dosare così le parole, ma non lo è se si vuole essere efficaci nel comunicare. Chi ascolta, qualunque sia l'argomento, vuole sempre essere un po' imbonito.

E poi se si apre un profilo Facebook, soprattutto su un tema del genere, è normale che la gente commenti, e forse era meglio preventivarlo fin dall'inizio che, fra i commenti,  c'è sempre chi scrive una marea di scemenze convinto di dire sacrosante verità. Però bisogna anche tener presente che la gente normalmente legge il post principale e solo una minima percentuale va attraverso i commenti (che potevano comunque essere disabilitati fin dall'inizio), e un post ben fatto, empatico verso il pubblico, vale più di mille commenti contrari. 

Tutto questo, secondo me, sarebbe stato sufficiente per non apparire inutilmente saccenti non tanto agli occhi dei fanatici antivaccino, chi se ne frega di quelli, che ormai non li smuove più nessuno, ma al cospetto del grande pubblico, al padre di famiglia, alla mamma che ha dubbi e vorrebbe semplicemente convincersi, e quindi cerca qualcuno di cui fidarsi.

Il punto è tutto qui: fidarsi. La maggior parte della gente è infatti consapevole di non essere esperta in fatto di vaccinazioni, e cerca solo qualcuno di cui fidarsi. Lo so che sarebbe logico fidarsi del medico e non di un sito web, ma il modo con cui ci si propone conta moltissimo. E' come se, andando a comprare una macchina, il venditore ti dicesse: "sai come è fatta una frizione? e l'alternatore come funziona lo sai? No? E allora muto, ascoltami e basta!". Comprereste una macchina da uno così? No, non lo fareste, e magari vi fareste invece fregare da chi non ne capisce una mazza ma annuisce compiaciuto e solidale a ogni vostra dubbio.

Ed ecco che frasi come quelle scritte da Burioni, sebbene corrette nella sostanza, inducono tuttavia diffidenza in chi ascolta, e si perde tutta l'empatia, e quindi la fiducia verso chi sta parlando. E la fiducia è invece un ingrediente assolutamente necessario perché il messaggio possa essere recepito. Non sufficiente, come dicono i matematici, ma di sicuro necessario.

Non è un caso che l'omeopatia, la scienza del nulla nel vero senso della parola, deve il suo successo anche al fatto che una visita omeopatica dura in genere un sacco di tempo mentre i medici veri sono spesso sbrigativi, una ricetta e via. Il medico omeopatico ti fa credere di preoccuparsi del tuo caso, così come l'antivaccinista, prima di sparare i suoi deliri a caso, ti fa capire di essere solidale con i tuoi dubbi (legittimi) di genitore incompetente in materia. E il genitore qualunque, che non ha studiato e non sa scegliere di suo, tra chi gli dice "le tue perplessità sono legittime" e chi invece lo apostrofa con "tu non hai studiato quindi zitto", sceglie il primo senza pensarci. E' dura ammetterlo, ma gli antivaccinisti hanno capito come si comunica col pubblico molto più dei medici.


8 commenti:

  1. È dura ammetterlo, ma gli antivaccinisti hanno capito come si comunica col pubblico molto più dei medici

    No, non sono d'accordo!
    Gli antivaccinisti dicono ciò che la gente vuole sentirsi dire, lo dicono sapendo di mentire, lo dicono senza ipotizzare quali catastrofi potrebbe provocare un'adozione in massa dell'antivaccinismo.
    Giocano sporco e quindi per loro è più facile vincere.

    Il divulgatore, quello serio, quello che porta fonti, numeri verificati, dati "scomodi" non ha la stessa facilità di bersaglio.

    Di conseguenza non è che gli antivaccinisti hanno capito come comunicare, è solo che dicono cose "rassicuranti" a quei genitori pigri o indolenti che piuttosto che curare la salute dei propri figli sacrificando parte del loro tempo libero informandosi preferiscono credere a put@@@@te galattiche.

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    1. "Giocano sporco e quindi per loro è più facile vincere."

      Vero, ma a maggior ragione chi deve far passare un contenuto piú difficile da digerire dovrebbe saperlo comunicare con piú tatto. Se un dottore deve dire a un paziente che ha il cancro e anche con la chemio ha il 50% di probabilitá di scamparla giá é una roba difficile da digerire. Se glie lo dice pure facendo il cagacazzi e quando quello si mette a chiedere disperato se non ci sono altre speranze risponde "eh ma che ne vuol sapere lei io ho studiato" ovvio che poi il paziente vada dal guru omeopatico che 1) gli promette la guarigione e 2) gli crea anche un ambiente piú amichevole con tutta la concezione 'olistica' per cui ogni dettaglio é importante e quindi gli fa praticamente una seduta di psicanalisi inclusa nel prezzo, che col cancro non c'entra un cazzo ma al paziente da' l'impressione che a quel tipo lí di lui IMPORTI.


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  2. Interessante il ritorno sulla questione, ma devo dire che sono più che solidale col Dottor Burioni (che seguivo da tempo su FB prima di cancellarmene e che ho seguito anche nella vicenda che lo ha visto coinvolto a Virus).
    Capisco quello che scrivi e hai ragione: a nessuno piace sentirsi dare dell'idiota; ma la mia pazienza su questi temi si è esaurita (la mia, che nemmeno sono medico, figuriamoci quella di esperto che deve giustificarsi - e ora addirittura scusarsi, di sapere e cose che sa!) e anche io arrivo rapidamente a dare della capra a chi mi ascolta.
    Non se ne può più di sentire il "capisco i tuoi dubbi, che sono leciti, ma ci sono studi che dimostrano che gli anticorpi non si producono dal fango con cui lasci giocare tuo figlio". Non sono dubbi leciti! Ma da quando qualunque boiata è lecita?

    Mi sono trovata molte volte partecipe di discussioni sui vaccini di fronte a persone che mi dicevano "eh, ma sai... alla fine che ne sappiamo? sia mai che il vaccino fa davvero imparare a guidare il tram?" Ecco, visto che "alla fine che ne sappiamo?" mi sento autorizzata a far notare a quelle persone che non ne sanno un beato...

    Oltre ad acquisire una maggiore mentalità scientifica, dovremmo tutti acquisire anche una predisposizione a percepire quello che ci viene detto per come ci viene detto, e non a fare una tragedia greca di ogni esternazione. Se un professionista mi dice che sono una capra nel suo campo, bene, faccio un controllo e ci penso su.

    Un effetto di questa ignoranza e supponeva dilagante del fruitore medio di FB è che sono arrivata al punto che se mi definiscono come "una mamma", mi sento squalificata come persona, perché "le mamme" sul web e non, sono ormai per lo più percepite come donnette ansiose e ignoranti che si sono informate su Google sulla qualunque e sono pronte a dare battaglia per ogni vaccata pensando di poter tenere testa a professionisti più che qualificati su ogni argomento (oltretutto, un secondario ma non meno importante di questo è che, quando davvero trovi un professionista incapace nessuno ti dà retta perché sei solo "una mamma").
    Non posso che plaudire a chi manda queste mamme (ma gli ignoranti in genere) a zappare la terra; se lo facessero tutti, al posto di blandirle, saremmo forse un poco più razionali e meno soggetti alle bufale.

    Mi rendo conto di non essere affatto democratica, o tollerante, ma trovo che la democrazia abbia bisogno anche di una corretta preparazione e informazione; cose che ultimamente scarseggiano: è un problema su cui non è possibile soprassedere, o abbozzare.

    Elena

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  3. Comunque in un paese serio confondere forza con potenza dovrebbe bastare per essere bocciati in quarta liceo, non solo all'esame di Fisica 1 (parola di fisico :-) ).

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  4. Beh...questo Signore spende parte della propria vita a difendere una conquista della scienza (e a difendere la nostra salute...). Certo che è comprensibile la sua reazione. Certo che ha ragione a definire la scienza una roba non democratica. E però, così, rende meno efficace il tempo che impiega nell'attività che s'è scelto. Le parole della signora Elena sono sacrosante....se viste nell'ottica della nostra vita quotidiana, nell'ottica di un divulgatore però assumono una valenza negativa.
    Credo che la differenza sia importante: ha deciso di mantenere in vita una pagina con l'obiettivo di combattere la fuffa paranoico-commerciale, mica per cazzeggiare come me e la maggior parte di noi...in questo contesto ha un po' pestato una cacca...
    In ogni caso, tanto di cappello a questo medico!
    (detto fra noi...avete visto che strano cielo c'è qua a Ferrara???) :-)

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  5. Capisco benissimo il medico in questione anche se non sono un medico, capisco benissimo il fisico in questione anche se non sono un fisico :D

    Forse una risposta più efficace, sarebbe stata qualcosa del tipo "Volete credere che i vaccini fanno male? credetelo pure, ma le persone che non sono tonte si sono accorte che si vive più a lungo rispetto a quando non c'erano i vaccini. Non volete vaccinare i vostri figli? Fate pure, ma ricordatevi che la più grande disgrazia per un genitore è sopravvivere ai vostri figli! e se va bene a voi, buona camicia a tutti!"

    Lo so, non sono politically correct, ma quando ci vuole ci vuole :D

    xyzeta

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  6. Per amore di verità, e preciso che sono solo un osservatore esterno che non è stato per nulla coinvolto nella diatriba, questi commenti sarebbero fuori luogo perché l'oggetto del contendere pare non fossero affatto i vaccini.
    https://www.facebook.com/RorschachDiario/posts/1346377588758550
    Tendo a credere a questa versione.
    E sarebbe di questo tipo: finché c'era da rispondere ad antivaccinisti svalvolati, Burioni ribatteva, forte della sua competenza scientifica.
    Quando, per ragioni politiche, ha deciso di minimizzare il rischio di contagi da meningite provenienti da immigrati irregolari, e il giovane che gestisce questa pagina FB glielo ha fatto notare usando citazioni ragionevolmente attendibili, secondo questa versione dei fatti Burioni ha deciso di coprire il tutto semplicemente cancellando. Forse perché si è reso conto di sostenere una posizione che non poteva essere difesa.
    Poi a posteriori il discorso è stato convenientemente spostato, più che altro da chi intervenendo a cose fatte ha presupposto che Burioni avesse ragione, e ha dato per scontato quale sarebbe stato l'argomento del contendere.

    Sarebbe una versione dei fatti interessante, perché dimostrerebbe come sia facile discutere del nulla per non aver verificato in partenza i fatti.

    Preciso che personalmente non ho notizia di rischi meningite aumentati, e comunque ritengo che nel problema-immigrazione gli eventuali casi di malattie importate sono un fattore molto molto secondario.

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  7. Approfondendo un poco la questione, credo di poter dire che nella polemica Burioni avesse detto la cosa giusta, ma con una imprecisione che lo ha irritato. Perché non c'è cosa peggiore dell'avere torto su di un dettaglio, che viene strumentalizzato da avversari poco preparati per sostenere una cosa sbagliata.
    Ma allora Burioni ha sbagliato a voler seppellire il tutto, perché così ha dato ancor più visibilità alla vicenda, ed è passato come quello che vuole affermare la sua autorità persino quando sbaglia.

    In sostanza: come già sostenevo, il problema dei contagi da immigrati è in generale piccolo, e non certo tra gli aspetti importanti dell'immigrazione.
    Viene ad essere al centro di una polemica ben più ampia di tipo politico. Per esperienza, se da una parte troviamo "la ggente" che dà giudizi affrettati senza conoscere, dall'altra abbiamo troppi esperti che trovano giusto, mentre affermano la buona scienza, appiccicarci su anche un discorso politico allineato, e questo è un problema serio, perché rischia di ridurre l'autorevolezza percepita della scienza tutta.

    Nello specifico, è ancor più difficile portare ad una diffusione di meningite di provenienza africana in Italia, allo stato attuale: seppur tanti, gli immigrati sono relativamente pochi sulla popolazione, e relativamente poco in contatto. La meningite non te la pigli così facilmente, ed ecco che i casi in Italia non sono aumentati, nonostante un allarme giornalistico ingiustificato, che gioca sulle aspettative politicizzate, sulla paura del clandestino.
    Burioni, nel dire che la meningite da noi rimane quella che era, ha specificato che prevale il ceppo C, che non è tra quelli diffusi in Africa. Ma questa è una affermazione scorretta, perché esiste una epidemia _anche_ di C in Africa; questo gli è stato contestato. Però il clone di C che è stato identificato nella zona del Niger è comunque diverso da quello europeo. Non sorprendente che rimanga vera la prima conclusione; tuttavia Burioni aveva detto tecnicamente una cosa inesatta, e ne ha fatto oggetto di una battaglia che non ha brillato per chiarezza o rispetto dell'altro (La boutade era del tipo "se fossi un mio studente, (ti prenderei di mira e) ti boccerei a ripetizione, sistematicamente, all'esame). Comportamento puerile, purtroppo non nuovo per certi professori.
    A posteriori parla di "semplificazione divulgativa" riguardo al proprio puntare in maniera non corretta sul ceppo C.

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