mercoledì 15 ottobre 2014

Il più grave pericolo per la civiltà non è l’Isis ma la scienza

Risposta ad un articolo di Massimo Fini

 

Voglio commentare un articolo, scritto alcuni giorni fa da Massimo Fini, dal titolo "Il più grave pericolo per la civiltà non è l’Isis ma la scienza". L'articolo è stato pubblicato qui.

Sono un ricercatore. Per lavoro vivo di scienza e nella scienza. Trovo veramente sconsolante che persone definite “di cultura” come Massimo Fini abbiano un’idea della scienza da film di fantascienza di serie B, dove lo scienziato è un pazzoide avulso dal mondo reale che si diverte a fare esperimenti impossibili, mettendo a repentaglio se stesso e il resto dell'umanità, incurante degli effetti delle sue irresponsabili ricerche. 

E’ l’idea estremamente ignorante, ma purtroppo diffusa, della scienza e dello scienziato che sì, certo, hanno anche fatto cose buone, ma che vanno sempre tenuti sotto controllo, perché altrimenti, per loro natura, tenderebbero a impazzire e produrre disastri. L’idea secondo cui le migliaia di giovani e meno giovani che fanno questo lavoro siano inconsciamente motivate dalla tentazione di creare armi segrete, clonare pecore artificiali, impiantare microchip nel cervello degli umani e incrociare zucchine con aringhe.

E invece, nonostante nessun Massimo Fini li abbia consigliati su cosa era giusto o sbagliato fare, gli scienziati e la scienza in questi ultimi 300 anni, e ancor piu’ negli ultimi decenni, hanno reso curabili con una pasticca malattie che solo poco tempo fa ci uccidevano da bambini, ci hanno regalato il web, una delle più grandi innovazioni di tutti i tempi, e tutta quella tecnologia che facciamo finta di disprezzare quando sentenziamo sdraiati comodi dal nostro divano, ma alla quale non rinunceremmo mai. E se ci sarà un modo per garantire un futuro ai nostri figli su questo pianeta, nonostante il moltiplicarsi della popolazione e l’esaurirsi delle risorse, questo verrà soltanto dalla ricerca scientifica, e non certo dai proclami di giornalisti e scrittori.

Ma soprattutto la scienza produce conoscenza, elevandoci dalla barbarie e sottolineando, assieme ad altre pochissime attività umane, la nostra peculiarità rispetto al resto delle specie viventi.

Ridurre il lavoro degli scienziati alla realizzazione di gadget improbabili e inutili, e considerare la scienza un rischio per il futuro dell’uomo, significa ignorare completamente l’immenso contributo che il progresso scientifico ha apportato e apporta continuamente alla società, in termini culturali e di ricadute tecnologiche e  pratiche.

Se ne ricordi, Massimo Fini, la prossima volta che, dal dentista, avrà bisogno di un’anestesia. Quella piccola iniezione è un anonimo sottoprodotto, uno dei tanti, del lavoro di quei pazzoidi degli scienziati.

4 commenti:

  1. Sono anch'io un ricercatore, uno che passa serate e week end a progettare improbabili gadget, o a cercare di rispondere a domande assurde di cui non frega niente a nessuno, tipo se esista e cosa sia l'energia oscura. E scorrendo il blogroll vedo altre cose in comune, ricevo lettere anonime che mi augurano morti atroci perché dico pubblicamente che le scie degli aerei sono condensa, o vengo accusato di immoralità per la convinzione ragionata e documentata che noi e le altre scimmie abbiamo un antenato in comune.

    Ma un appuntino, o commento, a quel che dici, lo farei. Purtroppo la conoscenza è potere. Potere di fare cose che altrimenti non potresti fare. E questa conoscenza sembra sia andata in mani sbagliate, mentre la conoscenza che potrebbe salvarci il posteriore viene ignorata. In breve, abbiamo (noi scienziati) dato conoscenze sufficienti a estrarre, raffinare e bruciare un miglio cubo di petrolio l'anno, con il risultato di cambiare il clima ed esaurire il suddetto petrolio, risorsa preziosissima e che la prossima specie intelligente (o noi stessi quando ci saremo ripresi) non avrà più. Abbiamo datola possibilità di curare malattie, diminuire la mortalità, assieme alla natalità, cose da diminuire in concerto se non vogliamo esplodere. Ma solo la prima è stata usata come si doveva. E questo causerà (se sono corrette le stime di quegli altri scienziati che ci han regalato, nel 1970, la teoria dei sistemi) in questo secolo più morti di quanto abbiano fatto tutte le guerre della storia dell'umanità.

    E quindi spesso mi chiedo: bella la conoscenza, ma non è come dare in mano ad un bambino un bulldozer? Bello non morire a 10 anni di polmonite, non dover sudare 14 ore al giorno per sopravvivere. Ma siamo capaci (collettivamente) di gestire questa conoscenza?

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    1. Gianni, sono d'accordo con quello che dici. Ma questo è in pratica un problema legato alla natura umana, ovvero alla sua naturale indole a fare (anche) cazzate. Se poi ci mescoli il profitto, ecco che questa indole innata si manifesta in tutto il suo splendore... In pratica, parafrasando il titolo dell'articolo di Massimo Fini, il piu' grave pericolo per la civilta' e' l'uomo stesso. E su questo non ci sono dubbi.

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  2. la scienza applicata ha anche scoperto e saputo usare le fonti fossili ovvero quelle risorse che hanno permesso l'umanità di passare da 1 miliardo a 7 miliardi di persone in soli 200 anni, ok che la scienza applicata ci cura dalle malattie ecc... però ha anche "attivato" l'arma più potente della storia dell'umanità ovvero l'aumento esponenziale della popolazione mondiale.

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    1. Andry, penso sia insito nell'animo di qualunque essere vivente quello di cercare di migliorare le proprie condizioni di vita, no? Quindi e' naturale che l'uomo, tramite la scienza o quello che ti pare, abbia perseguito questo intento del tutto naturale. L''aumento della popolazione e' una conseguenza ovvia del miglioramento delle condizioni di vita. Cosa avvrebbbe dovuto fare l'uomo, continuare a coprirsi di pellicce, cibarsi di bacche e schifare rimedi medici efficaci per contenere l'espansione demografica ?

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